La vista della spiaggia … Quindi il suo topos…. una striscia di terreno che si protrae lungo il mare e il paesaggio terrestre e collega gli aspetti della natura..
Nella foto sopra, lo sguardo si riposa sulle forme naturali della spiaggia e del mare, i sensi riproducono nella memoria l’ esperienza familiare del paesaggio marino..ma io chiedo allo sguardo si allontanarsi per un attimo dalle forme naturali per ritrovarsi nella vista simbolica del mondo (cosmos)…
Nella lingua greca, omerica , la “spiaggia” veniva designata dal termine < θις, gen. θινος che nel dialetto eolico suona come < φις, gen. φινος (fis, finos). Sara’ poi la parola eolica «φις, φινος» a dar vita al latino “finis” che abbina per effetto di consonanza l’ immagine della “spiaggia” al concetto del “limite” (confine).
Il “finis” nel senso della “spiaggia”, quale immagine di topos sabbioso della natura, trova poi la sua analogia politica nel mondo della civilta’ (cosmo-politismo), li dove si fondono gli aspetti complementari, non piu’ naturali ma della vita. “Confine” significa infatti “con-fine” nel senso di complementarita’ e di colmezza tra i paesaggi della natura e gli aspetti della vita che co-esistono come precondizione necessaria per la comprensione del mondo (cosmos).
E cosi che la concezione del “Finis” come “confine” sfocia in un doppio simbolismo : da una parte, il simbolismo naturale della “spiaggia” e dall’ altra, il simbolismo politico del “cosmpolitismo”. E in aggiunta, il simbolismo naturale si trova in un rapporto di analogia al simbolismo politico poiche’ la topologia mediatrice della spiaggia coincide con il verificarsi del cosmopolitismo .
Al contrario del “finis” come “confine” si trova l’ interpretazione del “limite” come “frontiera”. Il termine “frontiera” deriva da frons, frontis (poi nel tardo latino fronteria o frontaria), cioe ha in se’ un significato direzionale, di rivolta verso, contro qualcosa….
In quale momento della Storia si e’ riscontrato per la prima volta il mutamento dal termine del “confine” in quello della “frontiera” ossia il cambiamento da un mondo del fine insieme alla concezione bellica della civilta’?
La tradizione biblica del Vecchio Testamento sembra gia’ contenere le tracce di questo evento nella punizione divina dei primordiali e nella loro Espulsione dal Paradiso. E’ di fatto l’ imposizione della Giustizia inclusa nella punizione divina a imporre per la prima volta la scissione del mondo, unico nella complementarita’ dei suoi aspetti, tra il luogo del Paradiso e quello dei mortali, luogo di tormento e dolore. Prima della punizione il mondo esisteva in un’ unica dimensione mentre con l’ attuazione della Giustizia al nome di Dio onnipotente viene diviso nei campi opposti del Bene e del Male e la coppia dei primordiali e’ condannata a perpetuare tale opposizione nella vita mortale.
Ci troviamo quindi di vivere oggi alla Frontiera nel piu’ profondo del nostro Essere e l’appello alle “Frontiere Aperte” suona come un invito all’ Uomo di ritornare sulla spiaggia del cosmopolitismo, al luogo sabbioso della completezza tra gli aspetti complementari della vita e di recuperare la sua capacita’ di comprensione del mondo. Inoltre, la realizazzione del cosmopolitismo non consiste un vago desiderio ma pressupone una critica radicale alla tradizione del pensiero occidentale e di approcciarsi dunque all’ identita’ etica, politica e psicologica della natura umana in un modo che va oltre i dogmatismi popolari e le fobie connaturate, quelle che sono le due faccie della stessa medaglia .
In fine, si tratta di aprire le Frontiere verso la contiguita’ degli spazi quali vengono determinati dai comportamenti del Confine e dal Cosmopolitismo.
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